venerdì 12 giugno 2009

Attacco al Consorzio Icaro, chiesto il processo per i giornalisti del Tg5. Ma il presidente Capitelli balbetta con la procedura penale

CRONACA S. Maria C. V. - Il Consorzio di cooperative sociali Icaro ha inviato questo comunicato, che casertace pubblica integralmente. "La Procura della Repubblica presso il tribunale di Milano ha avanzato richiesta di rinvio a giudizio per Ciro Candela di S. Maria Capua Vetere e per i giornalisti Andrea Pamparana, Clemente Mimun e Maria Luisa Cocozza per aver offeso la reputazione del Consorzio Icaro nel corso della rubrica televisiva “Indignato speciale”. Il 2 maggio 2008, Canale 5 ha trasmesso un servizio giornalistico e un’intervista a Ciro Candela, padre di Valentina, la ragazza che alcuni anni fa rimase vittima di un tragico incidente mentre svolgeva attività di servizio civile presso il Consorzio Icaro.Nel corso del filmato il Consorzio di cooperative sociali è stato accusato, tra le altre cose, di non mettere in atto i progetti di servizio civile e di utilizzare i volontari per attività lucrose. La Procura, dopo le opportune verifiche del caso e avendo acquisito la registrazione della trasmissione, ha rinviato a giudizio con l’accusa di diffamazione aggravata a mezzo stampa Ciro Candela, Andrea Pamparana e Maria Luisa Cocozza, il primo quale intervistato e ispiratore del contenuto dell’articolo, il secondo quale autore e il terzo quale conduttore della trasmissione. Clemente Mimun, infine, è imputato con l’accusa di reato a mezzo stampa e diffamazione, per non aver esercitato il controllo necessario sul servizio televisivo." Per la cronaca, l'incidente a Valentina Candela si verificò nel gennaio del 2006.La ragazza si avvicinò a una stufa a gas per riscaldarsi, dato che i termosifoni non funzionavano. Si trasformò in una torcia umana. Per lei iniziò un'odissea: tantesettimane in terapia intensiva, mesi e mesi in ospedale. 11 interventi chirirgici, molti relativi a plastica. Altro tempo nel centro di riabilitazione Clinica del lavoro di Telese Terme. Fonte: CasertaC'è

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