giovedì 25 settembre 2008

Processo cave, tutti prosciolti

S. Maria C. V. - Si sgonfia l'Operazione Olimpo. Il gup del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Antonio Pepe, ha, infatti, mandato prosciolti gli undici imputati del processo nato dall'inchiesta del sostituto procuratore Donato Ceglie, che condusse anche a vari arresti tra i cavaioli e al blocco totale delle cave che circondano il capoluogo verso Maddaloni."Letto l'art. 425, co. 1° e 3° c.p.p., dichiara non luogo a procedere nei confronti di Fortunato Manlio, Cioppa Anna Angela e D'Agostino Sebastiano in relazione ai delitti loro ascritti ai capi B e C della rubrica, limitatamente al rilascio del decreto dirigenziale n. 731 del 6-5-02 in favore del D'Agostino, perché il fatto non costituisce reato, e - in relazione a tutte le altre contestazioni loro mosse - perché il fatto non sussiste.Ordina il dissequestro e la restituzione, in favore della D'Agostino Sri, in persona del legale rapp.te pro-tempore, del complesso estrattivo in Caserta, frazione Garzano, alla località Provine Pioppi, nonché di tutti i beni mobili e immobili sottoposti a sequestro probatorio in esecuzione del decreto del PM in data 2-12-04 e a sequestro preventivo in esecuzione del decreto GIP in pari data. Fissa in giorni novanta il termine per il deposito della sentenza". Questo il primo dispositivo del giudice Pepe, che dichiara il non luogo a procedere nei confronti di Manlio Fortunato, Anna Angela Cioppa e Sebastiano D'Agostino e a quest'ultimo restituisce l'impianto sequestrato a Garzano."Letti gli artt. 442 e 530, co. 1° e 2° c.p.p., assolve: Luserta Luigi, Cicotti Diego, Casella Vincenzo, Fenucciu Demetrio, luliano Nicola e Albanese Giovanni da tutti i reati loro ascritti in rubrica perché il fatto non sussiste;Ribattezzato Salvatore dai delitti ascrittigli ai capi B e C della rubrica - limitatamente al rilascio del decreto dirigenziale n. 731 del 6-5-02 in favore di D'Agostino Sebastiano - perché il fatto non costituisce reato, e da tutte le altre contestazioni mossegli perché il fatto non sussiste.Rigetta, per l'effetto, le domande risarcitorie avanzate dalle costituite parti civili e la connessa istanza cautelare di sequestro conservativo proposta dal Ministero dell'Ambiente. Ordina il dissequestro e la restituzione: in favore di Luserta Luigi, del complesso estrattivo in Caserta alla località S. Lucia - Centurano, nonché di tutti i beni mobili e immobili sottoposti a sequestro probatorio in esecuzione del decreto del PM in data 2-12-04 e a sequestro preventivo in esecuzione dei decreti GIP in data 8-11-04 e 2-12-04; in favore della luliano C.L.C. Sri, in persona del legale rapp.te pro-tempore, del complesso estrattivo in Caserta alla località Monte - S. Rosalia e di tutti i beni mobili e immobili sottoposti a sequestro probatorio in esecuzione del decreto del PM in data 2-12-04 e a sequestro preventivo in esecuzione del decreto GIP in pari data.Letto l'art. 544, co. 3°, c.p.p., fissa in giorni novanta il termine per il deposito della sentenza". Questo il secondo dispositivo, che manda assolti Luigi Luserta, capostipite della famiglia casertana che gestisce l'omonima cava, e gli altri cavaioli, restituendo loro gli impianti di Santa Lucia e Santa Rosalia. Rigettate da Pepe le richieste risarcitorie delle parti civili e quella di sequestro avanzate dal MinAmbiente.Concitate le fasi della lettura delle sentenze, soddisfatti gli imputati. Per il papà Luigi, parla Antonio Luserta, affiancato dall'avvocato difensore Domenico Cesaro: "Hanno messo sotto processo 9 persone che la mattina si alzano e vanno a lavorare di buon'ora. Per me e per mio padre è finito un incubo, perchè hanno dissequestrato anche i beni della nostra famiglia che con il sudore ci siamo guadagnati dopo anni di lavoro". Più pacato, ma pungente, Manlio Fortunato, responsabile dell'unità operativa cave Basso Lazio dell'ufficio del Genio Civile di Caserta, accusato di aver commesso illeciti penali in veste di pubblico ufficiale: "Sono soddisfatto di come si è conclusa la vicenda. Devo affermare che non discuto un eventuale avviso di garanzia che poteva essere notificato, ma certamante l'ordinanza di custodia cautelare che mi ha visto protagonista non l'ho mai accettata, perchè, in qualità di funzionario del Genio Civile di caserta, l'accusa rivoltami era infondata. Parlerò con i miei avvocati per inoltrare una richiesta di risarcimento del danno e per ingiusta detenzione, nonchè la richiesta degli stipendi che mi sono stati congelati. Mi devono ridare ciò che finora mi hanno tolto". L’avvocato Gennaro Iannotti, che insieme a Giovanni Riccardi ha difeso l’imprenditore :“ Il dispositivo di sentenza dimostra che la giustizia esiste, anche se una riflessione va fatta su questi quattro anni di processo che rappresentano un prezzo altissimo per persone assolutamente innocenti come il mio assistito Nicola Iuliano e per la di lui famiglia, per il blocco di un’economia nonché per i costi di un processo – gravanti su noi contribuenti - durato veramente troppo”. Da casa Iuliano, invece, è la figlia dell’imprenditore Nicola, Elvira, a dichiarare: “L’inchiesta Olimpo che ha coinvolto mio padre si è rilevata una vera e propria bufala. Abbiamo passato quattro anni di inferno. L’estrazione è stata considerata lecita. Non c’è niente di illecito. Ma devo aggiungere che il sequestro adottato nei nostri confronti non era stato eseguito in maniera positiva, nonostante abbia avuto conseguenze gravi anche per le famiglie, poiché chi lavorava presso questi impianti, non ha percepito stipendi in quanto erano inattive. Da oggi, molte famiglie potranno continuare a sperare nel lavoro che per 4 lunghi anni è stato congelato. Mio padre fu uno dei primi ad essere sottoposto a misure restrittive, poiché il 28 novembre 2004, e cioè 5 giorni prima che scattasse il blitz, fu posto in stato di detenzione con un fermo di indiziato di delitto. Poi ci fu il sequestro degli impianti. E il processo ai cavaioli - così come sono stati bollati dall’opinione pubblica - non ha raggiunto gli effetti sperati, nonostante sia stata eseguita una indagine basata soprattutto su concessioni ed ordini pubblici che erano già noti da diversi anni. Perché se ne sono accorti soltanto nel 2004? C’è soltanto una risposta. Questa era una inchiesta politico-amministrativa che non portava da nessuna parte”. Autore: Prospero Cecere - Fonte: www.casertace.it

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