S. Maria C. V. - Fu omicidio volontario e, per di più, aggravato da futili motivi. Questo ha sancito la sentenza di primo grado emessa stamattina dalla Corte di Assise del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, che ha condannato a 18 anni e 5 giorni di reclusione il 65enne Luigi Duonnolo, pensionato delle Ferrovie dello Stato per l'assassinio del suo vicino di casa Antonio Tedesco, netturbino 52enne della Geoeco, nativo di Santa Maria Capua Vetere, ma trapiantato nella vicina S. Angelo in Formis, luogo di residenza della moglie. La corte ha accolto quasi del tutto la richiesta formulata dal pubblico ministero Patrizia Dongiacomo, che aveva chiesto, nella sua requisitoria, 22 anni di carcere. Non ha incrociato, invece, la stessa sorte la richiesta formulata, nelle loro arringhe, da Federico Simoncelli e Alfonso Martucci, difensori dell'imputato, che avevano puntato decisamente la loro strategia sulla dimostrazione della tesi della evidente provocazione. E del tutto è stata accolta anche la richiesta di risarcimento del danno. Un successo, quest'ultimo, che va ascritto agli avvocati Raffaele Crisileo e Iappelli. L'imputato dovrà versare, a titolo di provvisionale, la somma di 100mila euro alla moglie e ai figli della vittima e 18mila euro ai fratelli della stessa.Luigi Duonnolo si trova, al momento, agli arresti domiciliari, anche se tra qualche giorno si potrebbero aprire per lui le porte di una cella qualora la Corte di Cassazione dovesse accogliere il ricorso presentato dal pm Dongiacomo alla decisione presa a suo tempo dal tribunale del Rieame di Napoli, che spostò l'omicida dal carcere alla sua residenza. Com'è noto la legge prevede, per reati gravi quali l'omicidio volontario, l'allungamento della carcerazione preventiva in funzione delle sentenze di colpevolezza formulate nei vari gradi di giudizio, Duonnolo, in base a questo frazionamento, dovrà rimanere in carcere o ai domiciliari per un anno e mezzo da oggi al pronunciamento della sentenza di secondo grado da parte della Corte di Assise di Appello di Napoli. Se la pena gli fosse confermata si riazzererebbero i termini e comincerebbe a decorrere un altro anno e mezzo fino al giorno di una eventuale sentenza sentenza definitiva dda parte della Corte di Cassazione. Se i tempi di queste sentenze dovessero, invecde, allungarsi, per ciascuna, al di là dell'anno e mezzo, Duonnolo sarebbe scarcerato al compimento del diciottesimo mese più un giorno. Si trttò di un omicidio efferato: una scarica di pallettoni in pieno petto. Duonnolo, arrabbiato perché Tedesco aveva parcheggiato l' auto in posizione infelice di fronte al cancello della sua abitazione, entrò in casa, imbracciò un fucile calibro 12, uscì e fece fuoco, mentre la vittima era di spalle e si apprestava a rientrare in casa dopo la furibonda lite con colui che di lì a qualche istante sarebbe diventato il suo carnefice. Tedesco, quasi percependo il pericolo, si girò di scatto. I pallettoni lo investirono in pieno petto facendolo stramazzare a terra.Il fatto si verificò sulla strada che da Sant'Angelo in Formis conduce alla basilica benedettina. L'assassino tentò anche una disperata fuga in auto, ma fu convinto a desistere Ma fu probabilmente la telefonata di un carabiniere di cui Duonnolo era amico, a convincere l’uomo a non proseguire nella sua folle fuga. Le manette scattarono ai suoi polsi nei pressi della caserma Salomone, la struttura dell’Esercito che si trova sulla strada che conduce da Capua a Brezza, dove la sua auto fu intercettata dai carabinieri.
Autore: Alfredo Rocco - Fonte: www.casertace.it
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