Caserta – Con la costituzione del raggruppamento temporaneo dei soggetti promotori prende formalmente il via il Patto formativo locale della filiera bufalini. Sottoscritto davanti al notaio Liotti dal soggetto capofila Confindustria Caserta (rappresentato da Bruno Cortese), dal Comune di Caserta (ha firmato il sindaco Nicodemo Petteruti), Provincia di Caserta (con il direttore generale Alessandro Diana), Seconda Università (professore Paolo Vincenzo Pedone) e Consorzio di Tutela mozzarella di bufala dop (Vito Rubino) – l’atto è la migliore risposta possibile per rilanciare un comparto economico che sta attraversando, per le note vicende legate all’emergenza ambientale, uno dei momenti più difficili della sua storia. “La firma in calce al primo atto ufficiale del Pfl segna un’occasione importante per il territorio – ha sottolineato Bruno Cortese –. L’atto è la migliore risposta possibile da parte delle istituzioni locali politiche, scientifiche e economiche per rilanciare un comparto che sta attraversando uno dei momenti più difficili della sua storia”. “Da parte di Confindustria Caserta – ha aggiunto il presidente della sezione Alimentari – si tratta di un atto di assunzione di responsabilità da cui la più rappresentativa associazione datoriale della provincia di Caserta, proprio in considerazione del difficile momento, non può evidentemente esimersi. Responsabilità che si estrinseca, peraltro, attraverso un articolato programma di intervento, che prevede contestualmente anche la promozione di un contatto di programma specifico del comparto, che resta uno dei più significativi del nostro tessuto produttivo”. Basta dare uno sguardo alle cifre: circa 2.500 allevamenti, oltre 250 aziende di trasformazione e oltre 25 mila addetti, per un fatturato totale che supera di gran lunga i 500 miliardi di euro all’anno. Un comparto che in provincia di Caserta conta 172.314 capi bufalini, vale a dire il 50,6% dell’intero patrimonio bufalino nazionale. Un patrimonio zootecnico che fa registrare una produttività annua di 2086 litri di latte per bufala, pari a 140, 9 milioni di litri, da cui – in condizioni ordinarie – si ricavano circa 35 milioni di kg di mozzarella. Dunque, le nubi di crisi che si addensano sempre più minacciose sul comparto richiedono, assieme ad una decisa e non più procrastinabile politica di rientro dall’emergenza ambientale, una decisa azione di contrasto. In altri termini, azioni imprenditoriali tese ad innovare e qualificare il comparto. Ed è questa appunto la direzione di marcia del Pfl della filiera bufalina: un articolato programma formativo teso non soltanto a riqualificare il personale delle aziende della filiera, ma anche a creare nuova occupazione.

lunedì 18 febbraio 2008
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