mercoledì 1 ottobre 2008

Mario Natale: una vita tra tabacco, pallone e amori politici sempre "in progress" .

Casal di Principe – C’ero anch’io quella domenica del giugno ’96 allo stadio Zaccaria di Foggia. Coordinati da Cesare Monteleone, diventato poi il decano dei giornalisti del Corriere di Caserta, il sottoscritto, allora collaboratore e free press per necessità, e Dino Manganello, oggi Corriere del Mezzogiorno inviato di Kiss Kiss sulle orme della Nazionale, ci occupammo da inviati, di quella che, al tempo, appariva una sorta di pagina storica dello sport casertano: la finale per la promozione C1, cioè nell’immediata anticamera del calcio dei grandissimi. In campo c’era l’Albanova. Al tempo, in Italia, non si sentiva ancora parlare di Chievo, Albinoleffe. Di un pallone che poteva scintillare anche in luoghi demograficamente irrilevanti. Casal di Principe, una cittadina di meno di ventimila abitanti in C1: un autentico miracolo. Quella finale l’Albanova la perse ai calci di rigore contro il Giulianova al cospetto di 3mila tifosi giunti da Casale. Quella finale sgonfiò il pallone casalese, fino ad allora tenuto in pressione dai soldi sporchi dei clan, così come avrebbero dimostrato, poi, le inchieste della Dda. Altro che prodigio sportivo. Dietro quella squadra c’era la vena votata allo sfizio del boss dei boss, di Sandokan in persona. Nella compagine di quella società c’erano, però, anche persone al di sopra di ogni sospetto: tra questi, Mario Natale, facoltoso imprenditore del tabacco e, soprattutto, appassionatissimo di calcio. Sandokan due anni dopo andò in galera, l’Albanova si estinse, ma non si estinse, invece, il sacro fuoco di Mario Natale, il quale, dopo aver superato alcuni problemi giudiziari legati anche a quella sua esperienza e dopo aver decentrato molti dei suoi interessi a Santa Maria Capua Vetere, dove già operava il fratello Enzo, mise le mani sul Gladiator, conducendolo in men che non si dica dall’Eccellenza alla C2. Nello Di Costanzo, oggi allenatore dell’Ascoli, in panchina. E poi tanti giocatori che, al tempo, rappresentavano un vero e proprio lusso per la categoria: Gaetano Romano, il portiere Petrazzuolo, il centrale di difesa Martino, il centrocampista Di Maio. Un campionato di serie D vinto a mani basse e una C2 prodiga di premesse e promesse esaltanti, con acquisti a sensazione, come quelli di Ziliani, ex grande stellina, nel Brescia anni Novanta, del calcio italiano, del promettentissimo Poziello, di Ottobre e del portiere Di Muro, un nome, una garanzia sulla piazza di Santa Maria Capua Vetere. Quella C1 fallita per un soffio a Casale gli era rimasta sullo stomaco. Voleva rifarsi Natale. E voleva rifarsi anche "la di lui" consorte, un vero vulcano in costante eruzione, il propellente di una passione calcistica che aveva contagiato l’intera famiglia. Ma la C2, anche in quel caso, si trasformò in un ostacolo insormontabile.Altro che Zamparini, altro che mangia allenatori. Natale se li pappava come un caimano fa con i suoi figli. In un anno, Natale e consorte ne fecero fuori due o tre. Memorabili e impresse nel ricordo imperituro dei frequentatori dello spogliatoio del Piccirillo le esternazioni della signora Natale, memorabile la sostituzione dell’ultimo allenatore giubilato subito dopo la sconfitta di misura ad Acireale, che segò l’addio di ogni speranza di promozione tramite play off, con il figliolo Enrico Maria, anche lui colpito dall’ordinanza di stamattina, che guidò la squadra dalla panchina nelle ultime tre giornate. Confrontandosi, incredibilmente, con allenatori di grido quali, ad esempio, Pasquale Marino, oggi al timone dell’Udinese di Totò Di Natale, al tempo allenatore del Foggia del napoletano Pazienza, che vinse dominando quel campionato. L’anno dopo Mario Natale non ci riprovò. A quanto pare, aveva ricevuto assicurazioni da parte dell’Amministrazione comunale di Santa Maria, al tempo capeggiata da Enzo Iodice, su alcuni appalti e alcuni lavori da effettuare proprio nella zona dello stadio. Promesse vane. No money, non football. Il grande miraggio del Gladiator, operazione spropositata per la realtà di una piazza sportiva come quella di Santa Maria, si diradò con la stessa rapidità con la quale si era materializzato. Da quel momento Mario Natale di calcio non si è occupato più, dedicandosi agli altri due grandi amori della sua vita: l’impresa e la politica. L’esigenza sempre più stringente di diversificare interessi e investimenti al cospetto di un settore tabacchicolo sempre più in difficoltà, da coniugare con scelte avvedute e, soprattutto, utili nel campo delle relazioni con i partiti e con coloro che le mosse dei partiti monopolizzano. Dopo un breve periodo di intesa con il fratello Enzo, vicepresidente dell’Asi, un figlio assessore comunale a Santa Maria, e imprenditore a sua volta, al fianco di Sandro De Franciscis, segnata dalla candidatura di Enrico Maria nella lista civica di Sandro alle elezioni provinciali del 2005, un anno fa il riavvicinamento a Nicola Cosentino, che aveva ospitato, insieme a tutti i pezzi da novanta del centrodestra casertano, in un ricevimento celebrativo nel suo nuovo ristorante di Caserta nell’area Saint Gobain all’indomani delle elezioni politiche dell’aprile scorso. L’immancabile Enrico Maria, un vero e proprio Fregoli giovane, prima allenatore, poi candidato del centrosinistra e, infine, alle elezioni comunali di Casal di Principe, candidato del centrodestra in appoggio a Cipriano Cristiano, candidato sindaco voluto da Cosentino. Ma Natale, tutto sommato, è stato sempre un imprenditore piuttosto eccentrico, significativamente diverso dallo standards dei suoi colleghi che operavano e operano nelle aree minate dell’agro aversano. Nel senso che Mario Natale, persona sicuramente simpatica ed estroversa, soffre di un eccesso di competitività rispetto alla politica. In poche parole, i suoi umori variabili lo portano ad entusiasmarsi e a raffreddarsi con molta facilità. Ebbene, ultimamente il Natale bipolare aveva cominciato ad avere molto da ridire sull’Amministrazione comunale di Casale targata Cosentino. Al punto che Fregoli-Enrico Maria stava per perfezionare un altro dei suoi irresistibili travestimenti, trasferendosi armi e bagagli, nel Mpa di Enzo Scotti e Raffaele Lombardo. Sempre centrodestra, ma distinto e distante da Cosentino e Cristiano. Il resto è storia di stamattina.Gianluigi Guarino AGGIORNAMENTI - ore 19.00Mario Natale, 59 anni, da quattro anni era considerato dagli inquirenti un prestanome della camorra. In uno degli appunti sequestrati nel dicembre 2004 a Vincenzo Schiavone, cugino del capo dei Casalesi Francesco, emerge che a Natale vennero intestate società attive nell'allevamento bovini, nell'agroalimentare, nella raccolta rifiuti e nell'edilizia, ma anche immobili, terreni e una Ferrari 550 Maranello. L'uomo, inoltre, è stato presidente di una squadra di calcio ed è ritenuto mediatore di alcune estorsioni.Indagato anche il fratello di Mario Natale, Enzo.
Fonte: Caserta C'è

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