lunedì 22 settembre 2008

Setola, dopo la sua facile evasione la strategia stragista.

Caserta - Si chiamano Giuseppe Setola, Alessandro Cirillo, Oreste Spagnuolo, Giovanni Letizia, Emilio Di Caterino e Pasquale Vargas i componenti del gruppo di fuoco soprannominato “squadrone della morte” dei Casalesi.Sul primo, nato 37 anni fa a Santa Maria Capua Vetere, soprannominato A' puttana nel clan, si appuntano le analisi degli inquirenti. Non solo perchè la sua foto fa parte del mazzo dei killer super-ricercati: la Dda sta indagando sui particolari della sua facile evasione da Pavia.Sotto la lente dei magistrati i medici, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria che ne aveva assicurato la custodia, la corte d'assise del tribunale di Santa Maria Capua Vetere che lo aveva scarcerato. Il capo della Dda, Franco Roberti, ha fatto aprire un fascicolo specifico sull'evasione.Perchè Setola, riconosciuto braccio armato della fazione di Francesco Bidognetti, dopo aver scontato il carcere per circa sei anni, riceve gli arresti domiciliari in via San Marcello a Pavia e con la possibilità di raggiungere, a distanza di un chilometro, una clinica privata per un intervento oculistico? Ma facciamo un passo indietro, per ricordare che proprio le minacce di Peppe Setola hanno dato il la a Gaetano Vassallo per iniziare a collaborare con la giustizia.E' il pomeriggio del 5 marzo di quest'anno: i poliziotti agli ordini del vicequestore casertano Gigi Del Gaudio, in servizio al commissariato di Castel Volturno, vedono uscire di corsa dal Vassallo Park Hotel un pregiudicato "notoriamente affiliato alla compagine bidognettiana dei Casalesi, uomo di fiducia del più noto camorrista Giovanni Letizia, detto Giovanni 'o zuoppo".Vassallo, sentito dagli agenti, non parla subito ma, dopo una settimana, crolla.Non è racket "puro" quello che lo minaccia, c'è dietro una storia di lavori imposti e non realizzati come pattuiti. Una storia di soldi, che gli manda a chiedere, minaccioso, proprio Peppe Setola. Setola è in carcere, Vassallo va a trattare a casa di di Pasquale Setola, il fratello. Lì c'è però Alessandro Cirillo, detto 'O sergente, che non indugia e rafforza le minacce: deve pagare.Vassallo inizia a collaborare con la Dda.Torniamo a Peppe Setola. Ai tempi della visita al Vassallo Park Hotel, era in carcere. Ma - prima stranezza - non più sottoposto al rigore del 41 bis, "naturale" per uno come lui, accusato anche di omicidio. A gennaio, la corte d'assise di Santa Maria Capua Vetere l'aveva mandato agli arresti domiciliari per poter curare la "grave patologia retinica" che — stando a una perizia medica — l'avrebbe reso poco meno che cieco: ha un occhio completamente annebbiato.Il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria assicura ai giudici che le trasferte al centro specialistico di Pavia, dove può curarsi, saranno blindate.I giudici, però, preferiscono metterlo prima in una casa privata e poi direttamente nella clinica di Pavia, come ha chiesto il suo difensore. La raggiungerà dal domicilio di via San Marcello. Dalla clinica, il 23 aprile, Setola fugge.Non c'è nessuno a fargli la guardia e, se c'è, non è sufficiente ad impedire l'evasione. Sull'asse Casal di Principe-Pavia, garantiti dai vari rifugi sicuri che, per esempio in Emilia, possono essere trovati, i Casalesi organizzano il suo rientro scortato a Caserta.Una settimana dopo, ricominciano gli omicidi firmati dal clan. Parte la strategia stragista.Con lui ci sono Alessandro Cirillo, 'O sergente e l'appena ventottenne Giovanni Letizia, 'O zuoppo. Il colonnello Carmelo Burgio, comandante provinciale dei carabinieri, li definisce un branco di "cocainomani senza direzione strategica". Fatto sta che i super-latitanti mettono in scacco le forze dell'ordine.Alla fine di giugno, gli uomini di Rodolfo Ruperti scoprono il suo nascondiglio, ancora caldo. Gli agenti della Mobile di Caserta e dello Sco di Roma arrivano in via Fellini a Casal di Principe. Ma Setola è scappato. Lì, probabilmente, è stato deciso l'omicidio di Michele Orsi.Pentiti e testimoni non piacciono a Setola: nel 1999 è stato intercettato più volte mentre commentava con Aniello Bidognetti gli arresti di alcuni presunti camorristi della zona. "Qualche bastardo di merda, qualcuno che si sta facendo qualche cantata", dice al telefono. E poi: "Io penso che non scappano manco le creature. Solo così ci possono combattere questi cornuti... Ci deve stare per forza il pentito". Ricomincia la caccia a Setola. La Dda sa indagando per scoprire se qualcuno ha favorito la sua evasione da Pavia. Per accertare se il buco della maglia larga della giustizia ha avuto sarti collusi che l'hanno filato. Fonte: www.casertace.it

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