giovedì 4 settembre 2008

La prima sconfitta di Iodice

Caserta - Sarà dura, molto dura per Enzo Iodice fornire di consistenza rappresentativa e di effettivo potere di indirizzo la sua carica di segretario provinciale del Pd. L’ex sindaco di Santa Maria Capua Vetere di questa sua difficoltà, si è già reso conto negli ultimi giorni, allorquando ha provato a intenerire il presidente della Provincia, convincendolo a modificare lo schema dei nuovi assessorati che da almeno tre o quattro mesi De Franciscis aveva già deciso, aspettando solo, furbamente e furbescamente, che fosse il partito, come accadrà a Iodice, che dovrà fare buon viso a cattivo gioco, ad assumersi la paternità o, quanto meno, una copaternità politica che consentirà allo scaltro presidente di privatizzare i vantaggi politici della nomine e di scaricare, almeno in parte, sul Pd, eventuali passività derivanti dalle stesse.Va detto, a parziale scusante di Iodice, che il contesto era tra i più sfavorevoli, dato che la materia del contendere era costituita dalle poltrone dell’Amministrazione provinciale, dove è De Franciscis il padrone del vapore, è De Franciscis ad avere in esclusiva le chiavi della mangiatoia. In poche parole, il neo segretario aveva scarsissimi spazi di manovra. Ve li immaginate i vari De Lucia, Ciardiello, Letizia, Golino presentarsi al cospetto di Iodice mettendo a sua disposizione il proprio mandato di consiglieri, perché questa loro delega, purificata del suo connotato di rendita amministrativa e di nuovo pienamente aderente alla sua essenza democratica, diventasse strumento politico nelle mani del segretario provinciale nel confronto con un presidente della Provincia, che, da parte sua, essendo anche, fino a prova contraria, un uomo di partito, dovrebbe comprendere non solo le ragioni della sua soddisfazione, ma anche quelle del Pd casertano.No, non ce li immaginiamo proprio i Ciardiello, i De Lucia, i Letizia, i Golino che mollano la loro poltrona e con essa le indennità milionarie che incassano mese per mese a cui è acclusa l’ovvia possibilità di gestire qualche posto di lavoro, qualche incarico e qualche benefit di sopravvivenza che non guasta mai. Iodice, che non è uno stupido, e sa anche che è diventato segretario provinciale grazie soprattutto al nulla osta di Sandro, non ha alzato e non alzerà le barricate, anche se continua ad avere un canale aperto con la minoranza del partito. Si è limitato a dare testimonianza della sua volontà di allargare il respiro di questa verifica, inserendoci dentro non solo la rivendicazione di un reduce pluridecorato come Lorenzo Diana, ma anche quella della medesima minoranza interna, che, se Chicco Ceceri si desse veramente una svegliata, potrebbe creargli, in futuro, grattacapi molto più fastidiosi, sicuramente superiori al suo peso percentuale espresso al congresso, dato che tra gli anti Sandro ci sono anche due parlamentari appena entrati in carica e che, dunque, tra poco non saranno più degli ingenui novizi. Enzo ha chiesto a Sandro, a nome del Pd, la nomina a vicepresidente e ad assessore di Lorenzo Diana e la nomina ad assessore di uno della minoranza interna. Sandro gli ha risposto: te lo sogni. Semmai, vedremo di accontentare qualcuno con le agenzie e con il sottogoverno. E così è terminato il confronto. I tre nomi del Pd, al netto della permutazione diessina "fuori Reccia, dentro chissà chi", che di qui a poche ore dovrebbero saltare fuori, sono quelli di tre fedelissimi, di conclamati ventriloqui del presidente: Nicola Ucciero, ex ed ancora ex Ds, nel senso che non solo si è fuso nel Pd come la maggior parte dei suoi compagni di partito, ma ha fatto di più, molto di più, se si considera che una manciata di mesi fa era ancora segretario regionale della Sinistra giovanile, erede della gloriosa Fgci, che certo non flirtava con preti, pretini e “bizzogone” alla Binetti: si è prestato, a luglio ( a proposito dei ventriloqui), ad essere l’unica voce plaudente rispetto alla posizione ampiamente aperturista di De Franciscis, che l’aveva, a sua volta, mutuata in pieno da Rutelli e dai teodem capitanati dalla “bizzogona” di cui sopra, nei confronti dell’Udc. Insomma, Ucciero si è dimostrato, anzi, diremmo meglio, si è mostrato come più realista dello stesso re. Risultato: sarà assessore. C’è poi Ricca da Piedimonte Matese. E anche questo è un “fattariello suo”, una nomina funzionale, cioè, solo agli interessi di De Franciscis, dato che l’ingresso di Ricca nell’esecutivo e la contestuale cooptazione in Consiglio provinciale del primo dei non eletti, Puorto, rappresentano i punti salienti dell’accordo quadro stipulato, prima del congresso provinciale, da Sandro con la famiglia Cappello, rimasta orfana di De Mita e Squeglia, ma desiderosa, in primis di tutelare la tenuta dell’Amministrazione comunale di Piedimonte Matese, che governa direttamente con uno dei diversi rampolli del patriarca, secondo di ritornare a contare qualcosa anche a Caserta. Detto, fatto: Ricca assessore, Puorto consigliere. C’è poi Lucia Esposito, che è una fedelissima e basta e che, al limite potrebbe servire sulla piazza di San Nicola per arginare, almeno in parte, il sindaco Pascariello, che in futuro potrebbe anche diventare una spina nel fianco per gli interessi politici e amministrativi di Sandro. Comunque, ringraziando il cielo, il tormentone sembra avviarsi, finalmente, verso il suo epilogo. Non sappiamo se la giunta, riacqusito il suo plenum, comincerà, a tre anni e mezzo dalla elezione di De Franciscis a presidente della Provincia, a dare notizie di sé. Noi qualche dubbio lo nutriamo. Felici, ovviamente, di riconoscere che c’eravamo sbagliati. Autore: Gianluigi Guarino - Fonte: www.casertace.it

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