Venerdì al Comunale incontro - performance con Amalia Vetromile. Cultura d’impresa: molto management per nulla? Con questo titolo si presenta l’incontro tenuto venerdì 13 luglio presso la sala Conferenze del teatro Comunale di via Mazzini nell’ambito del Leuciana Festival 2007 diretto da Nunzio Areni. Questo secondo appuntamento degli Incontri Casertani ha trato spunto da un’originale ricerca di Amalia Vetromile: ''Molto management per nulla. L'azienda come scena teatrale''. Cosa hanno in comune Marylin Monroe, Jane Fonda, Paul Newman, Dustin Hoffman, per citare solo alcuni nomi che sono scolpiti nella storia del cinema? Tutti loro, come Al Pacino, sono stati allievi dell’Actors Studio di Lee Strasberg. Quello stesso Strasberg – allievo di due ex-attori (Richard Boleslawskij e Maria Uspenskaja) del Teatro d’Arte, dai quali aveva appreso il metodo Stanislavskij – che Al Pacino vuole con lui sul set de Il Padrino, parte II. Dunque potremmo dire che in qualche modo Stanlislavskij è il capostipite di tutti i grandi attori del cinema americano. In Molto management per nulla l’autrice – sulla scia della linea di tendenza dell’uso del teatro nella formazione manageriale – conduce Stanislavskij in azienda, a tenere un ciclo di lezioni a un team di manager. In qualche modo il grande cinema entra nelle apparenti rigorose giornate produttive di una grande impresa di servizi. Nel libro si dipanano, poco a poco, conflitti e steccati di genere, le donne manager – inizialmente in rigidi tailleur scuri – durante le lezioni di Stanislavskij (Costantino, nel testo) acquistano colore ed elegante bellezza, pur mantenendo la propria professionalità. La letteratura manageriale vede poche penne femminili, così come rara la presenza femminile ai vertici delle organizzazioni, e come del resto è accaduto nel teatro dove – sin dalla Grecia antica fino al XVI secolo – in scena c’erano solo uomini, con rare eccezioni; quando le donne ci sono, infatti, vengono spesso accomunate alle prostitute. Ben sottolinea il tema l’autrice, qua e là nel suo libro: Cosa porta, oggi, a vedere ancora nei telegiornali tavoli decisionali pieni di giacche scure e impeccabili cravatte e solo pochi sparuti tailleur (imitazione femminile della divisa giacca-cravatta)? Cosa cela il famoso “soffitto di cristallo” che ferma le donne ai livelli intermedi manageriali? Cene dirigenziali dove pochi tubini neri e immancabile filo di perle – o al massimo sciarpa di seta colorata, unica civetteria. (…) E quando ci sono, le donne indossano idealmente la cravatta.(…) Oppure – in qualche occasione – hanno usato la seduzione, ma anche questo è un modello mutuato da un ruolo subordinato della donna. L’autrice continua con un’altra riflessione: Quante volte si sottolinea l’eccezionalità del caso di un ruolo di top manager ricoperto da una donna, o semplicemente la si apostrofa con un: «Sembra un uomo!». Nel libro – che è un esempio tangibile di “management umanistico” in quanto mostra concretamente come i principi di etica nei comportamenti attraversino anche la produttività aziendale – si toccano anche temi scottanti, come quello del mobbing, sempre viste attraverso la lente dell’ attrice: Ogni tanto è necessario indossare un sobrio elegante tubino nero emozionale per non esporsi al branco in competizione, o anche – se volete – un bel chador a velare le passioni. Il libro della Vetromile – ricco di riflessioni in cui teatro e vita aziendale si intrecciano e si completano – pur nel rigore dettato dal profondo amore per il teatro e la consolidata esperienza manageriale, è attraversato da una sottile ironia, in alcuni casi al limite del surreale (Qualche donna, poche belle. Tutte ambite. In discoteca si ballavano “PL1” e “case studies”. I kapustniki di Novedrate!). Uno stile elegante, che si adatta con facilità ai diversi temi trattati nelle tre parti che lo compongono. Quasi un’introduzione: descrive la scelta del teatro come una possibile via per la crescita personale e professionale; A lezione con Costantino: un ciclo di lezioni di teatro tenute da Stanislavskij basate sul suo “metodo” ad un team tecnico-commerciale di una grande azienda e caratterizzate da una scrittura tipicamente teatrale; Quasi un’autobiografia: una raccolta di scritti – che talvolta raggiungono toni lirici – che trattano temi diversi, dalla curiosità intellettuale, alla capacità di tenere insieme la componente cognitiva e quella emozionale, alle organizzazioni maschili; collocati in diversi contesti aziendali, sempre visti attraverso la lente del lavoro dell’attrice. Una curiosità: il libro è chiuso da lunghi ringraziamenti dedicati alle divinità femminili (un paragrafo del libro ha un titolo enigmatico e accattivante “Beauty Farm Persefone”) di cui l’ultima è Baubo, la dea della risata viscerale, che fece sorridere Demetra piangente per la perdita di Persefone. Amalia Vetromile, dopo la laurea in Chimica Industriale, ha lavorato per anni in IBM, successivamente al CNIPA (Centro Nazionale per l'Informatica nelle Pubbliche Amministrazioni) e attualmente in Engineering Ingegneria Informatica. A lato dell’attività manageriale, ha sempre coltivato il suo impegno sociale e politico, dilettandosi anche in pubblicazioni su riviste specializzate e docenze universitarie; ma, soprattutto, non ha mai cessato di dedicarsi alla propria vocazione di attrice, cresciuta alla severa scuola del metodo Stanislavskij.
fonte: teleradionews.
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