lunedì 6 ottobre 2008

Arriva Minniti, ma il Pd è scosso da un'altra bufera: Sandro nel mirino.

CASERTA - Quelli del Partito Democratico di Caserta non possono certo definirsi fortunati. Proprio quando, sulla scorta dell'emergenza criminalità e immigrazione, che ha nella nostra provincia il suo sussultante epicentro, hanno deciso di invitare il ministro ombra Marco Minniti, è successo che uno della Lega ha cominciato inopinatamente a menare legnate al clan dei Casalesi come mai era successo in passato, presidiando, nel contempo, il teatro della guerriglia, con cinquecento soldati che di solito si occupano di talebani e di non di sandokan e sandokanini. Insomma, Minniti non avrà grandissimi argomenti da contrapporre a quelli concreti messi in campo da Roberto Maroni, il quale, seppur a denti stretti, ha anche detto che non avrà riguardo per nessuno. Nè per i colletti bianchi, né per eventuali politici a diverso titolo coinvolti, seppure questi siano di area governativa e finanche quando questi (vedi caso Cosentino) abbiano incarichi di governo. Ma non finisce qui la sequenza di eventi infausti che ha preceduto la visita di Minniti, fissata per domani sera alle 18,00 nella sala congressi dell'hotel Vanvitelli sul viale Carlo III. Qualche giorno fa, la maxiordinanza, denominata non a caso Spartacus III, ha colpito pesantemente una famiglia che si era abilmente suddivisa tra centrodestra e centrosinistra, ma che sfoggiava le sue punte di diamante, quelle politicamente ed istituzionalmente più esposte, proprio all'occhiello del Partito Democratico: Enzo Natale, indagato per essersi messo al servizio della camorra, è ancora vicepresidente dell'Asi, seppur in via di revoca. Il figlio Massimiliano è stato vicesindaco di Santa Maria Capua Vetere e fino a qualche giorno fa assessore alla Mobilità dello stesso Comune. Ora, se è vero che il segretario provinciale Enzo Iodice si è affrettato a convincere Natale ad autosospendersi, è anche vero che qualche perplessità sorge spontanea sull'esercizio annoso dello stesso imprenditore di Casal di Principe ai vertici dell'ente che coordina e pianifica gli insediamenti industriali nella provincia di Caserta. Finito qui? No, no. Il veleno si deposita, come capita in qualche circostanza, sulla coda. Il settimanale Panorama ha pubblicato, infatti, più o meno ampiamente ripreso dai quotidiani locali casertani, stralci integrali dell'esposto firmato dai diversi pubblici ministeri della Procura di Santa Maria Capua Vetere nei quali si formulano accuse durissime nei confronti dell'ex procuratore della Repubblica, Mariano Maffei. Accuse che fanno, in pratica, il paio con quelle formulate da Giacomo Caterino, consigliere provinciale arrestato nella famosa operazione che ridusse agli arresti domiciliari anche il direttore generale della Provincia, Antony Acconcia. In pratica, la lettera dei magistrati e quella di Caterino hanno formato, di fatto, una sorta di combinato disposto. Nella prima si fa riferimento a un clima vessatorio, a discriminazioni e a una Procura divisa in clan, nel secondo si invita senza mezzi termini a porre attenzione sul rapporto che è intercorso tra quello che al tempo era il Procuratore della Repubblica, Mariano Maffei, e il presidente De Franciscis. Rapporto di parentela e anche rapporto cementato (e mai vocabolo fu più appropriato) nella relazione di affari tra la moglie di Maffei e alcuni congiunti sia di Maffei che di Sandro nella gestione di una cava. La vicenda non è nuovissima. Anzi, è piuttosto datata. Ed è probabile anche che questa inchiesta, nelle mani della Procura di Roma, si risolva in una bolla di sapone. Ma è chiaro che quello che tutti bisbigliavano e che nessuno ha avuto il coraggio di dire per anni, è venuto fuori. Incompatibilità, incroci parentali pericolosi, un'obbligatorietà dell'azione penale divenuta un assoluto optional. E l'idea, il riflesso, forse la suggestione ampiamente diffusa che De Franciscis di qualche riguardo giudiziario abbia, tutto sommato, goduto. E questo sul piano della considerazione politica, nella valutazione di un partito, che afferma di voler essere al di sopra di ogni seppur minimo sospetto di inquinamento, è un fatto non grave, ma gravissimo. Caro Minniti, non la invidiamo e aspettiamo con ansia quello che lei avrà da dire alle truppe sempre più disorientate del Pd casertano. Autore: Gianluigi Guarino - Fonte: Caserta C'è

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