martedì 12 febbraio 2008

A Capobianco non piace il menù di Barbieri

CASERTA – C’era Chicco Ceceri, ma mancava il papà Raffaele, c’era Sandro De Franciscis, ma mancavano i consiglieri comunali a lui più vicini, a partire da Franco Capobianco. Nell’improbabile ricerca di un equilibrio tra correttezza formale e dissenso sostanziale, si è consumata la scena politicamente irrilevante della cena che il neo capogruppo del Partito Democratico al Comune di Caserta Alessandro Barbieri aveva organizzato venerdì sera, scegliendo la baricentrica location di Soletti, in via Mazzini. Quando si era saputo dell’iniziativa di Barbieri, a chi scrive era ritornato alla mente una sua lettura recente: il convivio di Barbieri, mi interrogavo, avrebbe potuto, o aprire qualche spiraglio di dialogo tra l’area della ex Margherita e quella fedele al coordinatore provinciale del Pd, oppure scadere, pur mancando da queste parti un “Lorenzo il magnifico”, nella riedizione casertana della “Cena delle beffe”, con gli stessi Barbieri e Capobianco a intercambiarsi indifferentemente nei ruoli di Neri e Gianciotto, Soletti pronto a diventare la versione nostrana della casa – locanda fiorentina dei Tornaquinci. E invece, l’attesa schermaglia tra Barbieri e Capobianco non c’è stata e nessuno dei due ha dato di matto, come fece Neri, abilmente “sfruguliato” da Giancotto nell’opera di Benelli. Questo, perché il gruppo De Franciscis ha disertato in blocco la cena. Nessuna beffa, dunque ma, in compenso, molta ipocrisia. Il sindaco Petteruti, impegnato a Roma in tv, unico assente con una solida giustificazione. De Franciscis, invece, era lì come coordinatore provinciale del partito, ipotetico garante di tutti, ma nulla ha fatto per far partecipare i suoi fedelissimi, che vogliono, come lui, la testa di Barbieri. Chicco Ceceri ha partecipato come assessore comunale del Pd, ma ha tenuto lontano da via Mazzini il padre consigliere comunale. Insomma, se serviva una prova pratica della crisi non più potenziale, non più solo latente in cui versa il Partito Democratico nella città di Caserta, “la cena da Soletti”, in futuro, pur rimanendo e una cena di serie C o di serie D rispetto a quella fiorentina, diventerà, comunque, un piccolo attestato storico della spaccatura. E come per ogni spaccatura che si rispetti, risulta utile fare un po’ di contabilità dei consiglieri che stanno da una parte e di quelli che stanno dall’altra. Si tratta, ovviamente, di un quadro semplificato, tarato sulle presenze e sulle assenze di venerdì sera. I sei consiglieri che “vogliono fare la festa” a Barbieri sono Capobianco, Arturo Di Palo, Andrea Boccagna, che sono i tre provenienti dai Ds e che molto si sono spesi nel mese di campagna delle elezioni primarie per sostenere De Franciscis in alternativa e in contrasto con la magna pars del loro ex partito che era schierato sul fronte Bassolino – Iannuzzi. Accanto a loro tre invitti, ex “Liberatori di Caserta” Lorenzo Gentile, Aldo Santillo e, appunto, Raffaele Ceceri. Se l’aritmetica non è un opinione, Barbieri può vantare, stando alle adesioni al suo invito a cena, sul sostegno dello zoccolo duro della ex Margherita e cioè sul presidente del Consiglio Biagio Esposito, su Gabriele Amato, Rino Zullo, Massimo Russo. E ancora, su un paio di consiglieri che Caserta la vogliono ancora liberare, ma questa volta dai liberatori stessi. La storia ci insegna che ogni rivoluzione si chiude immancabilmente con una resa dei conti tra i vincitori, vedi la negletta fine di Robespierre e di Trotsky. Pasquale Toscano e Paolo Marzo si augurano vivamente di non precipitare nella fossa come i suddetti, ma di farci andare i loro ex compagni di viaggio della sedicente rivoluzione di liberazione casertana. E siamo arrivati a sette. A questi vanno aggiunti due ex Ds. Rosa Bonavolontà, una delle poche che pensa seriamente a Caserta in termini di Pd come partito vero che sappia superare gli steccati delle antiche provenienze, ed Agostino Greco, che essendo il fratello dell’assessore Ubaldo Greco, sta dalla parte di Iannuzzi e Bassolino di riflesso alle scelte del suo congiunto. E siamo a nove. Vanno aggiunti il mite Antonio Gentile e il medico Ferrara, uno che nasce come fan sfegatato di Mimì Zinzi salvo poi diventare un assiduo frequentatore della “Sanitaria Squeglia”. Undici a sei, dunque. Con questi numeri è ovvio che un tipo pratico qual è Franco Capobianco non poteva mica mettersi a perdere tempo a mangiare in quella che per lui sarebbe diventata “la cena dei perdenti” o, al più, “la cena dell’armistizio”. Meglio trascorrere quella serata, come le precedenti: a fare avances, cioè, ad altri consiglieri comunali del centrosinistra allo scopo di allungare la lista dei suoi di almeno un paio di unità, in modo da rendere, poi, letale l’attacco a Barbieri attraverso l’approccio ai consiglieri dell’altra sponda che non si sentono di partecipare a uno scontro frontale. In gioco non c’è solo la carica di capogruppo, ma anche il controllo delle scelte più significative su Piano triennale delle Opere Pubbliche, sul nuovo Prg e sulla futura composizione della giunta, sia per quel che riguarda la sua componentistica, sia per quel che riguarda i contenuti e la consistenza delle deleghe. Ma questa è un’altra storia, o meglio, l’altra faccia della medesima storia che www.casertace.it approfondirà nelle prossime ore.
Autore: Gianluigi Guarino - Fonte: www.casertace.it

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