mercoledì 21 novembre 2007

Camorra, scacco al clan Belforte: 10 arresti per estorsioni

Marcianise – Sgominato il clan Belforte, all'alba di oggi dieci presunti affiliati sono stati arrestati dai carabinieri del comando provinciale di Caserta. I militari hanno dato esecuzione ad un decreto di fermo emesso dai pm della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, Raffaello Falcone e Giovanni Conzo. I carabinieri avrebbero fatto luce su tutta una serie di estorsioni messe in atto dalla cosca a Caserta e in provincia, nei confronti di imprenditori, costretti a versare ingenti somme di denaro ma anche ad assumere nelle proprie aziende i parenti degli affiliati al clan Belforte e a mettere a disposizione le proprie sedi per le loro riunioni. Ma, l'attivita' investigativa avrebbe evidenziato anche il ruolo tenuto dalle donne del clan, nei quali nei periodi di detenzione dei propri famigliari, ''dirigevano in prima persona -spiegano i pm- le attivita' illecite dell'organizzazione criminale''. Tra i fermati, infatti, oltre alle mogli dei fratelli Belforte, vi e' anche la madre di uno dei capi, una donna di 72 anni che, a causa dell'eta' avanzata e' stata sottoposta al regime degli arresti domiciliari. L'attivita' investigativa dei carabinieri si e' avvalsa oltre che delle intercettazioni telefoniche e ambientali anche del contributo di alcuni pentiti e la piena collaborazione di alcune delle vittime che, hanno integralmente ''confermato'' gli elementi investigativi raccolti dagli investigatori e confermando quindi di essere sotto estorsione. Il clan Belforte detto dei 'mazzacane' e' attivo in particolar modo a Marcianise. Le indagini sono nate lo scorso 23 gennaio quando nel corso di una perquisizione eseguita pressa l'abitazione di Bruno Buttone, ritenuto un elemento di vertice della cosca, i carabinieri sequestrarono una corposa documentazione che provava una gestione degli illeciti introiti della banda. Si tratta di un vero e proprio registro contabile, riportato su una 'pen drive' all'interno della quale erano riportate le somme periodicamente versate dagli imprenditori vittime delle estorsioni e le uscite, ovvero gli stipendi che mensilmente venivano versati agli affiliati. Complessivamente gli imprenditori vittime del clan Belforte sarebbero stati 250. Spiegano in una nota i pm che ''la particolare cura ed analiticita' nella descrizione delle voci di bilancio posta dagli associati nella redazione della documentazione contabile, non ha potuto consentire alle vittime di assumere atteggiamente reticenti''. In sostanza tutte avrebbero ammesso il versamento di ingenti somme di denaro, i cui importi sono stati adeguati al passaggio dalla lira all'euro e che hanno raggiunto negli anni somme pari a svariate centinaia di migliaia di euro. A ridosso delle festivita' natalizie, pasquali e ferragostane la tangente era inevitabile per le vittime. Si parla di circa 400mila euro finita per ognuna di queste festivita' nelle casse del clan. Diverso il discorso per gli imprenditori edili la cui tangente veniva richiesta in proporzione allo stato di avanzamento dei lavori. Le vittime piu' riottose erano ovviamente soggette a intimidazioni da parte di emissari del clan Belforte. Le donne, come detto, avrebbero avuto un ruolo 'rilevante' nelle attivita' del clan: si tratta di donne giovani e in eta' avanzata ''le quali entrano nella scena criminale -sostengono i pm- senza alcuna riserva''. Le donne del clan avrebbero intimidito gli imprenditori, costringendoli a pagare tangenti, e sostituendo alla perfezione i loro parenti detenuti oppure uccisi da sicari di clan avversari. Si sarebbero particolarmente distinte le mogli dei fratelli Domenico e Salvatore Belforte, peraltro, recentemente condannate a tre anni di reclusione con rito abbreviato, per la vicenda dell'estorsione ai danni del complesso 'Oromare'. Gli inquirenti evidenziano un altro aspetto emerso dall'indagine: la forte condizione di assoggettamento che i vertici del clan in particolare, il boss, Salvatore Belforte, operavano sugli imprenditori dai quali riuscivano persino a farsi concedere l'utilizzo degli uffici delle societa' dove tenere riunioni operative del clan.I 10 indagati, alcuni dei quali gia' rinchiusi in carcere per altri motivi sono accusati di estorsione e violenza privata, tutti aggravati dall'aver commesso il reato al fine di agevolare l'associazione mafiosa denominata clan Belforte. Reati che sarebbero stati commessi a Caserta, Marcianise, San Marco Evangelista, Santa Maria Capua Vetere in un arco di 10 anni, dal 1998 al 2007. Scrive il coordinatore della Dda Franco Roberti. ''Da rimarcare l'atteggiamento collaborativo delle vittime dell'estorsione, importanti imprenditori della provincia di Caserta che, stanchi di subire da anni l'imposizione del pagamento di tangenti a titolo estorsivo di elevato valore, anche sotto forma mascherata, come ad esempio l'obbligo di assumere presso le proprie imprese persone segnalate dai vertici del clan Belforte, hanno collaborato con l'Autorita' giudiziaria, dopo essere stati messi di fronte all'evidenza, ovvero dopo che le era stato mostrato il libro mastro del clan, riportante il loro nominativo e la quota estorsiva versata periodicamente a titolo di tangente. Fonte : Caserta News